28/01/2016
Una Santa a cui votarsi, al tempo della depressione malattia globale
Proponiamo due articoli pubblicati dal SIR e scritti dal Prof. Tonino Cantelmi. "La società spietata ha un bisogno disperato di perdono" del 10 gennaio 2016 e "Una Santa a cui votarsi, al tempo della depressione malattia globale" del 14 gennaio 2016.
La società spietata ha un bisogno disperato di perdono 10 gennaio 2016 Tonino Cantelmi La psicologia sta riscoprendo il perdono come processo di adattamento efficace alle offese, migliore della vendetta. Studi recenti dimostrano che il perdono determina nella vittima maggior benessere sia fisico che psicologico, ha effetti positivi sugli aggressori, migliora le relazioni sociali. E Papa Francesco offre all’umanità e anche alla nostra società italiana una opportunità, quella di rimettere al centro delle relazioni fra gli uomini la misericordia e il perdono come processi capaci di generare novità Società spietata. Spietata quando la giustizia non garantisce la vita dei colpevoli, o presunti tali, come fu per Stefano Cucchi. Spietata quando la foto di un carabiniere, presunto picchiatore di presunti colpevoli, viene immessa da Ilaria Cucchi nel lurido circuito della gogna mediatica attraverso i social, dove schiere di giustizieri postano commenti ancora più spietati. Società spietata pronta a cercare il colpevole, qualcuno da spiaccicare al pubblico ludibrio in cambio di quattro soldi, come nei troppi presunti casi di malasanità: nascono più di mezzo milione di bambini all’anno, il sistema sanitario italiano è ritenuto il migliore al mondo per la bassissima nati-mortalità, ma basta un incidente per trasformare i camici bianchi in efferati carnefici. E c’è sempre un giornalista pronto a raccogliere il grido disumano di vendetta di qualche parente altrettanto pronto a consegnare il legittimo dolore al potere deformante e caricaturale dei media. Società spietata, quando bulli e cyberbulli mietono piccole vittime, bambini e ragazzi colpevoli di essere ciccioni, omosessuali, bizzarri, diversi oppure ingenui. Società spietata perché permette violazioni crudeli della propria intimità casalinga, dove la rapina di cose si associa a brutali rapine dell’anima, a torture, violenze e perfino cruenti omicidi, specialmente su anziani indifesi. Società spietata quando a cuor leggero si strumentalizza politicamente il giustiziere fai da te che, viceversa, spara al ladro e lo uccide. Società spietata quando rapinatori con il colletto bianco e la cravatta depredano risparmiatori forse incauti, ma sicuramente ingenui o corrompono tutto e tutti sbeffeggiando il bene comune. Società spietata, e perciò bisognosa di perdono. La psicologia infatti sta riscoprendo il perdono come processo di adattamento efficace alle offese, migliore della vendetta. Studi recenti dimostrano che il perdono determina nella vittima maggior benessere sia fisico che psicologico, ha effetti positivi sugli aggressori, migliora le relazioni sociali perché gli effetti prosociali del perdono superano la diade vittima-offensore estendendosi anche alle altre relazioni. Altri studi chiariscono che la propensione al perdono, anche se è favorita da alcune caratteristiche intrinseche delle personalità coinvolte, può essere migliorata da interventi educativi, culturali e sociali. Insomma possiamo costruire una società misericordiosa e questo non perché siamo bigotti baciapile, ma perché è più adattativa, più efficace, migliore di una società spietata, come è dimostrato dal gran numero di studi scientifici sul perdono, studi che caratterizzano gli ultimi 20 anni di ricerca in psicologia. E’ in questo scenario che irrompe il Giubileo della misericordia. Papa Francesco offre all’umanità e anche alla nostra società italiana una opportunità, quella di rimettere al centro delle relazioni fra gli uomini la misericordia e il perdono come processi capaci di generare novità: nel perdono la colpa non è distrutta nei suoi effetti (non si può negare ciò che è avvenuto), non è condonata o non punita legalmente o nascosta, ma è trasfigurata per mezzo di un dono perfetto, che libera vittime e offensori e rigenera relazioni. Si, Papa Francesco dovrà affrontare in questa sfida un rischio: quello che il Giubileo della misericordia possa essere trasformato in un intimistico evento religioso, ricco di ipocriti e rassicuranti riti frequentati da persone con il collo storto, depredandolo della potenza rigeneratrice e della novità rivoluzionaria del perdono fra le persone e i popoli. Ora tocca a noi. FONTE: SIR Una Santa a cui votarsi, al tempo della depressione malattia globale 14 gennaio 2016 Tonino Cantelmi In Inghilterra il terzo lunedì di gennaio è indicato come "Blue Monday", il giorno più deprimente dell'anno. I vescovi inglesi hanno lanciato un servizio di volontariato, ispirato a Santa Dinfna, patrona dei depressi e martirizzata per mano del padre affetto da gravi disturbi, per pregare e stare vicino alle persone depresse. E quanto ce ne sia bisogno, lo conferma la previsione dell'Oms: nel 2020 la depressione sarà la patologia prevalente nel mondo Se non l’avesse pubblicata il Sir, la notizia mi sarebbe suonata quasi come una bufala mediatica. Si parla di una Santa dal nome mai sentito, Dinfna, patrona dei depressi e martirizzata per mano del padre affetto da gravi disturbi mentali, di una bizzarra tradizione inglese, il “Blue Monday”, cioè il giorno più triste dell’anno, che cadrebbe, sulla base di una equazione matematica il terzo lunedì di gennaio, e di vescovi, che approfittando del clamore mediatico suscitato dal “Blue Monday”, istituiscono un gruppo di volontari, intitolato alla Santa in questione, per pregare e stare vicino alle persone depresse. Se wikipedia ha ancora un senso, Santa Dinfna è davvero una Santa cattolica e il “Blue Monday”, per quanto bizzarro, è realmente celebrato in Inghilterra. E i vescovi inglesi hanno avuto una intuizione geniale. Infattinel 2020 l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) calcola che la depressione sarà la patologia che in tutto il mondo costituirà la principale causa di disabilità. Insomma, sarà la patologia prevalente del pianeta. Nel complesso assistiamo ad un incremento del disagio psichico: in particolare, oltre la depressione, sono in vorticoso incremento le dipendenze comportamentali (cioè la dipendenza da comportamenti: dipendenza dal gioco, dal computer, dal sesso, dal lavoro, dallo shopping), che trasformano uomini e donne in caricature deformi schiave di piaceri altrettanto deformi. L’impatto sempre più precoce e sempre più pervasivo delle nuove e vecchie droghe sul cervello in via di sviluppo dei nostri figli adolescenti è correlato ad un incremento notevole del rischio di patologie mentali gravi nei giovani. Sempre più alcune condizioni lavorative esaltano fenomeni di mobbing e di burnout. Alcune forme di bullismo e di cyber bullismo raggiungono forme di violenza tra i bambini e i ragazzi che sorprendono e inorridiscono noi adulti. Insomma, nel complesso lo scenario mondiale sembra caratterizzato da una maggiore espressività del disagio psichico. Ovviamente nessuno sa spiegare i dati dell’incremento delle diagnosi di depressione e in generale dell’aumento complessivo del grado di sofferenza psichica nel mondo. Da un lato c’è sicuramente l’emersione di quadri clinici in passato nascosti: per vergogna o per ignoranza molte persone depresse per esempio non hanno potuto ricevere le cure, nascondendo la loro condizione. Dall’altro lato, però, c’è a mio parere un fenomeno impietoso: questa organizzazione sociale è altamente stressante e evidenzia vulnerabilità un tempo forse più facilmente compensate da relazioni più autentiche e salde, da contesti sociali più accoglienti e meno veloci. Direi che un fattore patogeno tipico della società liquida post moderna è proprio la velocità. Tutto è estremamente più veloce, forse troppo. Ed ecco perché i vescovi inglesi hanno avuto un”intuizione geniale: il “Blue Monday” è una specie di invenzione, una sorta di bizzarria inglese, ma la depressione no e parlarne serve. La depressione è ancora una malattia schiacciata dallo stigma e dalla vergogna, troppo spesso sottovalutata, persino nascosta e taciuta. Ma soprattutto l’intuizione davvero geniale è dar vita ad un gruppo di volontari (vabbè intitolati ad una Santa dal nome improbabile) disponibili a offrirsi come sostegno e accompagnamento “porta a porta” per le persone depresse o affette da disagio psichico. Si certo, le cure sono necessarie, farmaci, psicoterapie e riabilitazione, ma la vera risposta sociale al male oscuro è abbattere l’isolamento e riaccendere la speranza attraverso relazioni, vicinanza, ascolto e affetto, cose davvero rare nella società iperveloce, tecnomediata e narcisista dell’era postmoderna. FONTE: SIR