24/02/2012

Soli con il dolore accettiamo le peggiori compagnie – Avvenire

Fonte: 03/02/12 Avvenire. Il quotidiano Avvenire intervista il Prof. Tonino Cantelmi sul perché in tanti hanno creduto alla biologa 71enne di Numana che millantava di guarire le persone malate, anche gravi, con le acque dei Santuari.

Soli con il dolore accettiamo le peggiori compagnie Fonte Avvenire Che cosa rende particolare l’acqua di Lourdes si – chiede la dottoressa Ciccolo nel sito dedicato ai poteri delle “acque bianche” – che a un normale prelievo risulta simile a molte acque potabili?». Già, che cosa? La dottoressa ha una risposta certa, sebbene inaspettata: «Quest’ acqua -si legge sul web – risponde a tutte le frequenze della luce». Riarmonizza la materia e ha una memoria che può trasmettere a qualsiasi acqua: in pratica, ne bastano nove gocce per trasformare un litro d’acqua del rubinetto in “Acqua bianca”, Portentosa, curativa perché santa. Costosa perché curativa. Di miracoli a pagamento, però, non si ha notizia, Eppure ci hanno creduto in tanti, almeno in cinquecento, confidando nella serietà di Enza Maria Ciccolo, sottoponendosi a lunghi viaggi pur di avere un consulto, anche indebitandosi per procurarsi una boccetta del prezioso liquido -scaturito dai santuari mariani di Lourdes, Fatima, Medjugorie, Montichiari – capace di curare dal cancro all’eczema. Che i pazienti fossero animati da una fede incrollabile non è così scontato: «Il grande motore che spinge i malati ad affidarsi a questa genere di ciarlatani non è la fede in Dio, ma la disperazione. Vogliono avere una speranza di guarigione, la cercano dove la trovano». Tonino Cantelmi è primario del reparto di Psichiatria dell’Istituto Oncologico Regina Elena di Roma: ha a che fare con le malattie del corpo e della mente «con le fragilità di chi si trova in momenti difficili, tragici della vita. La disperazione da un lato – prosegue lo psichiatra – è l’incapacità dei servizi ufficiali di mettersi in ascolto, la durezza dei protocolli applicati nelle realtà istituzionali fanno si che si sviluppino derive e fragilità umane a cui attingono i truffatori». La fede, quindi, c’entra poco: «Certamente. Chi crede nei miracoli crede anche che sono opera di un intervento divino, dispensato secondo leggi imperscrutabili. In questo caso più che alla fede ci si affida alla magia. Si tratta di una fede vissuta male,fraintesa, piegata all’umana debolezza> chiarisce Cantelmi. Che, però, lungi dal condannare chi è cascato nella rete della Ciccolo, Lo giustifica: «Chi è disperato non ragiona con razionalità. Se, poi, si scontra con un servizio sanitario cieco alle esigenze del singolo, incapace di personalizzare I’assistenza e di curare sia il carpo sia l’anima, finisce per soccombere. Lasciato solo con il dolore trova le peggiori compagnie». Di Amelia Elia Fonte: Avvenire venerdì 3 febbraio 2012