12/02/2013
Schiavi di internet: 10 minori in cura. Fonte: quotidiani del Veneto 8/2/2013
re davanti a pc e tablet: in cura 10 drogati da web presso il Serat di Castelfranco Veneto. Si chiamano “dipendenze da comportamenti” ma sono pericolose come quelle da alcol e droga. Sono le dipendenze e l'abuso nell'uso di Internet e degli strumenti tecnologici (pc e tablet). Una decina le segnalazioni già arrivate al Serat, diretto dal dottor Natalino Filippin. Per questo l'Usl8 ha deciso di correre ai ripari con un corso di formazione, 7/8 febbraio 2013, tenuto dal professor Tonino Cantelmi, psichiatra massimo esperto in Italia del fenomeno.
Fonte: il Corriere della Sera - Cronaca Treviso - venerdì 8 febbraio 2013 Ore davanti a pc e Tablet: in cura 10 drogati da web Ore davanti a pc e tablet: in cura 10 drogati da web presso il Serat di Castelfranco Veneto. Si chiamano “dipendenze da comportamenti” ma sono pericolose come quelle da alcol e droga. Sono le dipendenze e l'abuso nell'uso di Internet e degli strumenti tecnologici (pc e tablet). Una decina le segnalazioni già arrivate al Serat, diretto dal dottor Natalino Filippin. Per questo l'Usl8 ha deciso di correre ai ripari con un corso di formazione tenuto dal professor Tonino Cantelmi, psichiatra massimo esperto in italia del fenomeno. È stato inoltre attivato un progetto che coinvolge il liceo Giorgione, il Itis Barsanti, l’Ipsia Rosselli, l'istituto Cavanis di Possagno e circa 800 adolescenti ai quali è stato distribuito un questionario. "Il10 per cento delle persone che navigano in Internet ha problemi di abuso -spiega il professor Cantelmi - Adolescenti che hanno come unica forna di socializzazione i social network. Uomini con dipendenza da siti porno e donne che vivono solo relazioni virtuali" Fonte: Il Gazzettino - il Quotidiano del nord-est venerdì 8 febbraio 2013 Schiavi di Internet: dieci minori in cura Sono una decina i casi di minori seguiti dal Serat di Castelfranco di dipendenza da internet. Ragazzini, le cui situazioni sono state segnalate dalle famiglie oppure dalla scuola, che utilizzano in modo massiccio e sconsiderato internet, oppure passano le giornate giocando con i videogame. Un fenomeno che anche I'Usl 8 sta affrontando. II Serat, in collaborazione con I'associazione Spazio Blu, ha coinvolto quattro istituti superiori (il liceo Giorgione, l'Itis Barsanti, il Rosselli di Castelfranco e l'istituto Cavanis di Possagno): a circa ottocento adolescenti e stato distribuito un questionario di approfondimento le cui risposte saranno prossimamente raccolte ed elaborate per poter avere dati precisi sulla diffusone del fenomeno. Avuta un'idea dell'entità del fenomeno verranno attivate azioni per arginarlo e progetti di prevenzione. Tra ieri e oggi, inoltre, si sta svolgendo, in ospedale a Castelfranco, un corso di formazione sulle nuove dipendenze patologiche tenuto dal professor Tonino Cantelmi, psichiatra, presidente dell'Istituto di Terapia Cognitivo-Interpersonale di Roma e massimo esperto in Italia del fenomeno delle dipendenze tecnologiche. «Quando l'uso di internet compromette la vita sociale -spiega Cantelmi l'intervento diventa necessario, anche se spesso non è cosi semplice perche implica una fase preliminare in cui far capire alla persona di avere un problema. Una volta superata, i metodi sono differenti e possono consistere nella terapia di gruppo affiancata dal trattamento psicoterapico». Fonte: La Tribuna di Treviso venerdì 8 febbraio 2013 Giovani Malati di internet. Dieci casi in cura alla USL Giovani, se non addirittura adolescenti, per la maggior parte maschi e con grande difficoltà di mantenere relazioni interpersonali: questa l'identikit di coloro che sono affetti da una nuova forma di dipendenza, quella da internet. Sono una decina i casi di questo tipo seguiti dal Serat dell'Usl8 diretto da Natalino Filippin. Tutte persone che ad altre problematiche relazionali, aggiungono quella di avere come unico ternine di paragone il web, attraverso pc, tablet e smartphone da cui non riescono a staccarsi, anche svolgendo altre attività. II fatto che ormai è possibile essere sempre connessi alla rete complica la situazione. Ed e proprio per capire che uso fanno i giovani di internet che il Serat con l'associazione Spazio Blu ha avviato un progetto in collaborazione con gli istituti superiori Martini, Barsanti, Giorgione e Cavanis che grazie al contribuito di 800 giovani permetterà di mettere in campo azioni di prevenzione per un uso corretto di internet che eviti la dipendenza. L'argomento della dipendenza tecnologica e al centro di un seminario di formazione iniziato ieri all'ospedale San Giacomo che può contare su un relatore d'eccezione come lo psichiatra Tonino Cantelmi, il primo a studiare questa particolare forma di dipendenza. «Proprio perchè internet e diventato un insostituibile strumento di lavoro ma anche di formazione, è facile cadere nel rischio di non riuscire a starci distante. Anzi proprio questo aspetto permette di mascherare la dipendenza facendo diventare preoccupante questo fenomeno che colpisce più gli "immigrati digitali" che i "nativi digitali", ovvero coloro che sono nati già quando internet era di uso comune». In altri termini, con la scusa di "dover" navigare su internet, si usa la rete non per lavoro o per scuola ma invece giocando, chattando o ricercando continuamente informazioni sui diversi temi, dal meteo al... porno, in modo compulsivo. Non vi sono particolari segnali di una dipendenza da internet. «il fenomeno deve essere studiato meglio: sarebbe semplicistico dire che c'e una dipendenza in base alle ore in cui si è connessi al web», spiega Maria Grazia Pasinato, psicologa al Serat e attiva nel progetto che coinvolgerà le scuole, «Il problema non è quanto si sta su internet, ma quando questa impedisca di avere relazioni normali. Dei dieci casi di cui ci stiamo occupando, quella della dipendenza del web è una problematica che si associa ad altri problemi relazionali e ad altre dipendenze, come l’alcol». «La soluzione», continua Cantelmi, «e ristabilire buone relazioni, un processo che può essere aiutato con la terapia di gruppo e la psicoterapia».