29/07/2019
Quando ai figli serve qualche "no"
Fonte: RomaSette del 21/07/2019 - Rubrica Pianeta giovani a Cura di Tonino Cantelmi
Il potere decisionale della comunità dei mobile born è ormai sempre più evidente, non c’è autorità genitoriale che le tenga testa. In una ricerca, condotta tempo fa per il Moige, abbiamo costatato che i gli adolescenti dei nostri giorni cercano le risposte ai loro interrogativi consultando soprattutto Google e piattaforme simili, creando così un sapere autoreferenziato, che sovverte la tradizionale modalità di trasmissione del sapere e mette in discussione le raccomandazioni dei genitori, se non il ruolo stesso delle figure genitoriali.
Perché Google o altre comunità di pari, onnipresenti online, sono più affidabili di mamma e papà? Perché il 31% degli adolescenti considera i genitori immaturi, il 26% si lamenta della loro inaffidabilità e il 39% li considera “capaci a stento di pensare a se stessi”.
Il risultato è un gran caos: genitori che ubbidiscono ai figli e figli indifferenti anche le più basilari regole educative, insomma ormai è in atto un colossale scontro generazionale, dove sembra che i figli abbiano la meglio sui loro genitori.
Non stupisce, quindi, che oggi si assista al fenomeno della “socializzazione inversa”, dilagante in tutti i Paesi occidentali. Questo fenomeno consiste nell’inversione dei ruoli fra genitori e figli e nella concorrenza tra generazioni. Sorgono nuove categorie che soppiantano le vecchie: genitori adultescenti che cercano di emulare gli stili di vita dei loro figli che ormai sono capaci di autogestirsi e di dettare le regole del vivere comune in famiglia. Proprio per questo è facile vedere, ad esempio, madri truccate come le loro figlie che indossano outfit da teenager, non propriamente adatti alla loro età. Però i ragazzini di oggi pagano un prezzo.
Secondo una ricerca dell’Eurispes i nuovi adolescenti sembrano aver perso le loro capacità progettuali e la sicurezza nelle loro potenzialità: al 33,6% dei giovani appare impossibile laurearsi e il 49,4% è convinto che non otterrà mai un impiego stabile e tanto meno adatto al proprio talento, infine, circa l’80% dei ragazzi, tra i 15 e i 18 anni, si chiede che senso abbia andare a scuola.
Questa visione negativa e limitata del futuro si può, in parte, ricondurre allo stile educativo indefinito degli adulti. Infatti, ormai i genitori si configurano come genitori moderni ed “easy”, i padri hanno abdicato al ruolo del “pater familias” e del saggio “senex” capace di indirizzare e suggerire scelte di vita concrete e stabili agli adolescenti. I genitori tendono a fare gli amici dei propri figli piuttosto che svolgere con autorevolezza il proprio ruolo educativo. È necessaria un’inversione di tendenza. I genitori devono avere il coraggio di andare controcorrente, abbandonare la fluidità e l’ambiguità dei ruoli e diventare punti fermi e solidi in una società tecnoliquida. I nostri figli hanno bisogno soprattutto di questo. E di qualche “no”.