15/11/2018
Quale futuro per il benessere della mente?
Fonte: Avvenire del 15/11/2018
La salute psichica è tra i temi al centro dell'agenda dell'Ufficio Cei per la Pastorale della salute, guidato da don Massimo Angelelli, che l'anno scorso ha avviato un tavolo di dialogo con psichiatri, neuropsichiatri infantili, psicologi, associazioni e istituzioni cattoliche impegnate in questo delicatissimo ambito. Al primo convegno del 2017 su «Chiesa italiana e salute mentale» ne segue ora un secondo, a Roma il 24 novembre (aula magna della Lateranense, dalle 9), con l'obiettivo sulla felicità, «argomento troppo sottovalutato», come sostiene lo psichiatra Tonino Cantelmi, tra i protagonisti dell'evento. «Il mondo che stiamo costruendo è cupo - riflette, introducendo le suggestioni dell'incontro - nel 2020 la depressione supererà come causa di invalidità il tumore e i disturbi cardiocircolatori. Anche le dipendenze· comportamentali, come quelle indotte dal computer e dalla sessualità mal vissuta, conducono a un mondo prigioniero di se stesso. Per questo vogliamo parlare di felicità, come ci ha invitati a fare il Papa nell'Amoris laetitia».
Felicità persa, felicità ferita, felicità riconquistata.
I temi del convegno di Roma sono legati alla realtà e alla possibilità che la speranza, generata da relazioni personali e comunitarie, sia una strada da intraprendere con più coraggio e decisione: «Nel mondo- prosegue Cantelmi - 300 milioni di persone soffrono dì depressione, 60 milioni di disturbi bipolari e 23 milioni di schizofrenia. Un adulto su quattro nel corso della vita ha bisogno di cure psichiatriche, in Italia 250mila bambini hanno ricevuto una diagnosi riferita a patologie psichiche. Il nostro Paese vanta la legislazione più a avanzata in merito all'assistenza degli studenti nelle scuole, ma allo stesso tempo non siamo educati a costruire la nostra felicità. La persona si ammala nella misura in cui si sente abbandonata. Ormai la solitudine è un fattore psicopatologico inquietante soprattutto negli adolescenti, smart sui social ma soli nella quotidianità.
Non è la quantità di drammi che la persona deve sopportare ma il fatto di rimanere sola. Porterò al convegno casi di superamento del disagio psicologico con l'empatia e la costruzione di relazioni di senso».
La malattia mentale è dunque anche «una responsabilità di tutta la comunità», afferma ancora Cantelmi: «La Chiesa svolge un ruolo fondamentale, operando già una terapia indiretta perché intercetta bisogni e necessità. Il benessere della salute mentale operato dalla-Chiesa è la prossimità e la significatività delle relazioni, che non devono essere "buoniste" ma consapevoli delle conseguenze del giudizio, del rifiuto e del potenziale che le relazioni suscitano. Accogliere la persona per quello che è richiede un percorso di consapevolezza».