16/09/2009

Psichiatria: quali prospettive - Cantelmi a Trento (SOSpsiche)

Proposte di modifica della legge 180: Incontro a Trento con prof. Tonino Cantelmi, a cura dell’associazione A.R.I.S. Il prof. Cantelmi è stato sottoposto per circa un'ora ad un “fuoco di fila” di domande da parte dei presenti, soprattutto familiari di malati psichici.   Psichiatria: quali prospettive 28 maggio 2009
 

A Trento, il giorno 22 maggio ad ore 18.00, presso la sala Aurora di Palazzo Trentini, in via Manci 27, si è tenuto un miniconvegno sul tema: “Psichiatria: quali prospettive” con la presenza di Tonino Cantelmi, Ordinario di Psicologia all’Università Regina Apostolorum di Roma e presidente degli psichiatri e psicologi cattolici. L’incontro è stato promosso dall’associazione A.R.I.S. di Trento (in collaborazione con il Coordinamento Associazioni Trentine, l’Associazione malattie rare e l’Associazione parenti e amici) come momento informativo sulle attuali proposte di riforma della legge 180. I lavori sono stati introdotti dal prof. Lauro Struffi, membro del Consiglio direttivo dell'A.R.I.S., che ha presentato brevemente l’Associazione, costituita soprattutto da famiglie di malati psichici ed attiva in provincia di Trento dal 1982, all’indomani dell’approvazione della legge 180. Struffi ha, tra l’altro, sottolineato che in Trentino non c’è un vero dibattito circa le prospettive dell’assistenza psichiatrica e che la libertà di cura è, di fatto, negata da un'unica linea ideologica ancora dominante nella psichiatria pubblica. La parola è successivamente passata alla signora Monika Kob, infermiera di Brunico (BZ), fondatrice di un gruppo di mutuo aiuto per la depressione e – in seguito – di un’associazione aperta alla partecipazione di malati e psicoterapeuti. La sua esperienza l’ha convinta dell’importanza di questi gruppi di pazienti che, lungi dal costituire una forma di concorrenza a psichiatri e psicoterapeuti, contribuisce ad aiutare i malati ad uscire dalla solitudine e a fare passi importanti verso la guarigione. La signora Kob invita a diffidare da chi propone metodi esclusivi di cura (solo terapie mediche, solo psicoterapia, solo inserimento sociale…). Ognuno deve infatti trovare la propria strada e – per trovarla – l’associazionismo e i gruppi di mutuo aiuto costituiscono un valido aiuto che la legge dovrebbe sostenere e valorizzare. Il prof. Cantelmi si è inizialmente soffermato sul problema dello stigma creato dalla malattia mentale che – oltre ad essere la causa prima dell’isolamento del malato e della famiglia – crea diffidenza verso i servizi psichiatrici, al punto che oggi in Italia si stima che soltanto il 10% dei malati acceda effettivamente ai servizi di cui necessiterebbe. Per porre rimedio a questa situazione occorre non tanto abbattere la legge 180 in vigore – alcuni principi della quale sono indubbiamente condivisibili – quanto piuttosto andare oltre, favorendo il più possibile il lavoro di rete, la relazione e la solidarietà. Il solo approccio medico, in un mondo dove c’è carenza di relazioni umane, rischia infatti di rivelarsi insufficiente. Passando all’analisi della proposta di riforma attualmente all’esame del Palamento, il relatore ha individuato in cinque punti essenziali lo spirito che la anima: 1) Aprire l’assistenza psichiatrica all’associazionismo, facendo delle associazioni di familiari dei centri di prossimità tra famiglie e servizi che aiutino a superare lo stigma della malattia mentale 2) La flessibilizzazione del TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio), che preveda tempi variabili e possa essere eseguito anche in luoghi diversi dall’ospedale, articolandosi sulle esigenze del paziente. 3) La creazione di case famiglia, favorendo cioè soluzioni residenziali nei casi in cui la famiglia non ce la faccia ad assistere il paziente. Occorre però superare quei pregiudizi ideologici che hanno ostacolato la residenzialità psichiatrica in Italia. 4) Finanziamenti certi per la psichiatria, per la quale vi è oggi una grave carenza di fondi. 5) Attenuazione delle rigidità dei Centri di Salute Mentale (CSM). Non ha senso un CSM che si occupi solo di disturbi gravi. C’è bisogno infatti di percorsi differenziati per le altre e le nuove patologie, quali i disordini alimentari, gli attacchi di panico, la depressione (che da sola, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2020 sarà la prima causa di invalidità del mondo). Il pubblico ha seguito con grande interesse gli interventi dei relatori. Il prof. Cantelmi, in particolare, è stato sottoposto per circa un'ora ad un “fuoco di fila” di domande da parte dei presenti, soprattutto familiari di malati psichici. In particolare è stata lamentata la totale impossibilità di scelta dello psichiatra, che viene imposto al paziente dai servizio psichiatrico di Trento. Secondo Cantelmi, il tema della libertà di cura e di libera scelta dello psichiatra deve essere affrontato senza steccati ideologici. La rigida territorializzazione della psichiatria è stata imposta dal pregiudizio ideologico della genesi sociale della malattia mentale, accompagnata dal frequente sospetto che la famiglia sia un soggetto patologizzante e manipolatore. Poiché questi pregiudizi sono ormai da considerarsi superati, il tema della libertà di cura va ora preso in seria considerazione. La cura e l’assistenza psichiatrica – incluse quelle che sortiranno da un’eventuale riforma – dovranno però articolarsi a livello regionale, per quanto l’attuale proposta di legge preveda esplicitamente una maggiore integrazione tra pubblico e privato. Già oggi, tuttavia, si possono riscontrare notevoli differenze nelle diverse regioni. In Lombardia, ad esempio, la libertà di scelta dello psichiatra è garantita. Nel Lazio ancora no, perché lì è ancora prevalente un’impostazione ideologica della psichiatria. Cantelmi ha concluso il proprio intervento auspicando la creazione di una rete sociale in cui all’aiuto professionale si affianchino forme di aiuto informale. Il professionista ha infatti un suo ruolo, mentre il volontario ne ha un altro: quello di favorire il rapporto umano anche attraverso la condivisione della propria esperienza (senza assolutizzarla). A.R.I.S. Associazione per la Riabilitazione e l’Inserimento Sociale T R E N T O Fonte: SOSpsiche 28 maggio 2009