06/06/2016
Pedofilia, Francesco ha chiuso il cerchio. Perché anche un solo caso nella Chies
Fonte: Agenzia Sir del 06/06/2016 - Il Papa ha varato una nuova disposizione che prevede la rimozione dei vescovi e dei superiori religiosi che si sono dimostrati negligenti nel "proteggere coloro che sono i più deboli tra le persone loro affidate". In particolare, nella lettera apostolica Motu Proprio il Pontefice stabilisce con più chiarezza rispetto al passato la procedura che, in base al canone 193 già esistente, può portare alla rimozione dei vescovi che compiono omissioni nel caso di sacerdoti colpevoli di abusi sessuali su minori. Articolo tradotto in inglese: "Paedophilia, Francis has completed the circle, for even one case inside the Church is a case too many"
Di Tonino Cantelmi Anche uno solo sarebbe troppo. E’ il caso dei preti pedofili. La bomba esplose sul piano mediatico nel 2002, a Boston. L’inchiesta avviata dal quotidiano “The Boston Globe” fu durissima: resoconti di denunce, di condanne, di complicità e di insabbiamenti di casi di pedofilia da parte di esponenti del clero cattolico. Nella sola Boston finirono sotto accusa 89 sacerdoti e rimossi dall’incarico più di 55 preti: fu proprio l’estensione del fenomeno, oltre alla sua gravità, a sconvolgere l’opinione pubblica. Da allora la risonanza mediatica fu clamorosa. Chiariamolo subito: Charles J. Scicluna, inflessibile “promotore di giustizia” della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha dimostrato che le stime “mediatiche” sono sovradimensionate. Dati alla mano i chierici colpevoli di abusi su minori risulterebbero all’incirca lo 0,67%, del circa mezzo milione di preti, dei quali propriamente pedofili lo 0,067%. Tuttavia anche uno sarebbe troppo. E chiariamo anche un altro punto: la Chiesa Cattolica è l’unica istituzione al mondo ad aver compiuto una lotta a tolleranza zero contro la pedofilia. Non l’hanno fatta le altre chiese e religioni, tutte pervase dalla pedofilia e con numeri in proporzione anche maggiori, non l’ha fatta nessuna istituzione, né quelle sportive, né quelle sanitarie e neppure quelle educative. Se ci riferiamo alle cifre ufficiali, in Italia secondo il Censis, sulla base dei dati ministeriali, circa lo 0,07% dei casi di pedofilia riguarda il clero: questa è infatti la percentuale di sacerdoti italiani condannati per pedofilia in 50 anni, mentre nella società civile esistono invece 21mila casi di pedofilia ogni anno. Insomma il fenomeno della pedofilia e del suo perverso maleficio permea molte realtà e molte istituzioni. Ma nessuna ha messo in atto una lotta così radicale e così autentica come la Chiesa Cattolica. Sì, perché un prete pedofilo e abusante è un assassino dell’anima. Sì, perché i danni che le vittime subiscono sono incalcolabili. Sì perché il tradimento del Vangelo è abissale. Gli effetti della lotta alla pedofilia sono stati evidenti. Il “John Jay Report” (titolo completo “The Nature and Scope of the Problem of Sexual Abuse of Minors by Catholic Priests and Deacons in the United States”) è un documento del 2004 commissionato al John Jay College of Criminal Justice dalla Conferenza Episcopale statunitense, volto a studiare i casi di abusi sui minori all’interno della Chiesa cattolica Sulla base dei dati rilevati, la stragrande maggioranza degli abusi commessi dai preti e denunciati dopo il 2000, riguardano preti formati negli anni tra il 1968 e il 1980: il post sessantotto, un periodo di confusione anche per la Chiesa. Oggi la formazione dei preti è di gran lunga migliorata e nei preti di recente formazione la percentuale di abusi scende allo zero. E’ stato Benedetto XVI a dare un impulso decisivo alla lotta contro gli abusi sui bimbi perpetrati dai preti. Nel suo discorso ai vescovi d’Irlanda del 28 ottobre 2006 Benedetto XVI si è duramente espresso contro i crimini dei sacerdoti e dichiarò senza esitazione che «è importante stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i principi di giustizia vengano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi». E poi a Sydney, a Malta e nel Regno Unito ha voluto incontrare ed ascoltare alcune vittime, che finalmente uscivano dall’oscurità. I sopravvissuti all’assassinio dell’anima ebbero finalmente il primo riconoscimento del loro dolore. Ora Papa Francesco chiude definitivamente il cerchio: no anche alla negligenza, all’omertà, al silenzio. Nessuna complicità, neanche vaga. Papa Francesco ha varato una nuova disposizione che prevede la rimozione dei vescovi e dei superiori religiosi che si sono dimostrati negligenti nel “proteggere coloro che sono i più deboli tra le persone loro affidate”. In particolare, nella lettera apostolica Motu Proprio il Pontefice stabilisce con più chiarezza rispetto al passato la procedura che, in base al canone 193 già esistente, può portare alla rimozione dei vescovi che compiono omissioni nel caso di sacerdoti colpevoli di abusi sessuali su minori. Si chiude un cerchio. Sì, perché anche uno solo sarebbe troppo. Fonte: Agenzia Sir Articolo in Inglese: It’s the case of paedophile priests. The bomb exploded on media outlets in 2002, in Boston. The inquiry launched by the daily newspaper “The Boston Globe” was severe: denunciations, condemnations, complicity, and covering up of cases of sexual abuse on minors on the part of the Catholic clergy. In the city of Boston alone, 89 priests were accused of sexual abuse, while 55 were removed from office. The public opinion was deeply upset by the gravity and by the extension of this phenomenon. Since then, media coverage was sensational. It should be immediately clarified that Charles J. Scicluna, the inflexible “promoter of justice” of the Congregation for the Doctrine of the Faith, has shown that “media” estimates are oversized. Facts and figures show that the clergy guilty of abuse on minors amounts to approximately 0.67%, out of some half a million priests, of which the paedophiles account for 0.067%. However, even one would be one too many There is also another aspect to be underlined: the Catholic Church is the only institution in the world that has carried out a zero tolerance fight against paedophilia. This battle has not been undertaken by other Churches and religions, all of which are pervaded by proportionally higher rates of sexual abuse. Nor was it fought by national institutions, sports associations, healthcare nor educational ones bodies. Reflecting on official figures, according to figures released by Censis, on the basis of data provided by the ministry, in Italy some 0.07% of the cases of paedophilia involve the clergy. It represents the percentage of Italian priests sentenced for paedophilia in the past 50 years, while in civil society there are 21 thousand cases of paedophilia each year. Indeed, the phenomenon of paedophilia and its wicked curse permeates realities and institutions alike. But nobody has engaged in such a radical, authentic fight as the Catholic Church did. Indeed, an abusive, paedophile priest is a killer of the soul. Indeed, the harm inflicted on the victims is of enormous proportions. Indeed, the betrayal of the Gospel is abysmal. The fight on paedophilia has delivered evident results. The “John Jay Report” (full title “The Nature and Scope of the Problem of Sexual Abuse of Minors by Catholic Priests and Deacons in the United States”) is a document published in 2004, commissioned at the John Jay College of Criminal Justice by the US Bishops’ Conference, aimed at studying cases of abuse on minors inside the Catholic Church. On the basis of the data, the great majority of abuses committed by priests denounced after the year 2000 involve priests that underwent their formation in the years 1968-1980: post-1968, a period of confusion also for the Church. Today’s priestly formation has largely improved, and the percentage of sexual abuse among recently ordained priests has dropped to zero. Benedict XVI gave a decisive thrust to the fight on the sexual abuse of children by the clergy. In his speech to the bishops of Ireland, on October 28 2006, Benedict XVI strongly condemned the crimes committed by priests, and stressed in clear words that “it is important to establish the truth of what happened in the past, to take whatever steps are necessary to prevent it from occurring again, to ensure that the principles of justice are fully respected and, above all, to bring healing to the victims and to all those affected by these egregious crimes.” He then asked to meet the victims in Sydney, Malta and in the United Kingdom, who were finally coming out in the open. The suffering of the survivors of the murder of souls has finally been recognized. Now Pope Francis has completed the circle. His ‘No’ is also a No to negligence and to code of silence, no form of complicity whatsoever. Pope Francis has adopted a new provision establishing that negligence by bishops and superior religious “in protecting the weakest among those entrusted to his care” can result in their being removed from office. In particular, in the Apostolic Letter Motu Proprio the Pope further clarified the procedure announced last year, which according to Canon 193, already in force, can lead to the removal of bishops guilty of negligence in cases involving clerical sexual abuse on minors. The circle has been completed. For even one would be one too many.