Fonte “Noi genitori & figli”del 29.04.2012- Attaccati al pc, viaggiano su siti ambigui e finiscono intrappolati nelle chat. Inventandosi identità fasulle e perdono il senso della reaItà. È allarme sulle abitudini “virtuali” degli adolescenti. L’inserto del quotidiano Avvenire “Noi genitori & figli”, mensile dedicato alla famiglia ha pubblicato un articolo dal titolo: l’amore ai tempi di internet, intervistato il Prof. Tonino Cantelmi, che spiega quali sono le dinamiche che portano ad una ipersessualizzazione i nativi digitali.
di Maria Angela Masino
Fonte: “Noi genitori & figli” del 29.04.2012 supplemento ad avvenire del 29 aprile 2012, numero 162 anno XVI
Affettività quale educazione?
L’amore ai tempi di internet
Sette ore. Tanto i nostri ragazzi, che tuteliamo il più possibile da volgarità nella scelta di film e trasmissioni, passano davanti a immagini e materiale pornografico ogni mese. Dove lo fanno? È presto detto. Online. L’ “offerta” sul web è sterminata e, ciò che è peggio, estremamente accessibile. Così a farne le spese purtroppo sono soprattutto gli adolescenti, che passano sempre più tempo navigando fra siti hard. Ma non è solo la giovane età dell’utenza (12-13 anni) a preoccupare gli esperti che in un convegno a Padova, alla fine di gennaio, hanno fatto il punto sulla situazione. Allarmante è anche la facilità con cui i ragazzini dicono di inviare e ricevere messaggi “hot” via cellulare, Skype o email. E non è finita. Molti di loro dichiarano di aver avuto rapporti con sconosciuti “agganciati” online. La prima domanda di ogni genitore è: perché succede così presto? Quali ragioni spingono quelli che in fondo sono poco più che bambini al mondo hard? <Tonino Cantelmi, psichiatra, docente di Psicologia dello Sviluppo alla Lumsa (Libera Università Maria Assunta). La sessualità raccontata, esibita, feticista serve poi a compensare equilibri con i quali si tengono a bada ansie, disagi, frustrazioni scolastiche, ma anche la rabbia e il cattivo umore. Il sesso online, inoltre, per i giovani è anche un modo di vivere la socialità e di comunicare. Simulare, mediante strumenti informatici, di avere reali rapporti sessuali descrivendo le azioni e rispondendo ai partner in forma prevalentemente scritta è un modo intrigante di trovare compagni di “cordata” con cui rompere un tabu. In una parala, di “fare gruppo”. Molti adolescenti, d’altronde, considerano il pc un prolungamento di se stessi, come se fosse un’estensione della loro mente, del loro corpo, uno spazio che risponde perfettamente alle loro più segrete ed intime esigenze. L’eros al computer è caratterizzato dall’immediatezza della relazione, dall’assenza della fisicità. E così diventa seduzione pura, disinibizione, il contro-a1tare di una vita reale, che al contrario di quella simulata presenta anche difficoltà, alterità. Ostacoli che i ragazzini sempre più spesso preferiscono evitare di dover affrontare. Il monitor glissa su tutto questo: i rapporti sono facilitati anche dall’anonimato e dalla possibile creazione di altre identità. E il brivido attivato dal clic “hard” non è solo un discutibile gioco: è un meccanismo che attiva anche i cosiddetti sistemi della ricompensa localizzati in alcune specifiche aree del cervello, messi in moto dalla dopamina. Morale, il rischio vero ben presto diventa l’assuefazione: «L’emozione gradevole spinge a ripetere l’esperienza. Col tempo si ha bisogno di dosi erotiche sempre più alte per raggiungere l’effetto desiderato. Questo circolo vizioso può portare progressivamente alla dipendenza», spiega Tonino Cantelmi. Il tutto amplificato dalla sana (questa sì) incoscienza dell’età. Una ricerca del 2010 di Save The Children chiarisce bene come sotto i 17 anni la percezione dei pericoli e delle conseguenze delle proprie azioni sul web è molto bassa: online si può fare di tutto e poi con un clic spegnere il pc. Non solo. I ragazzi hanno la sensazione che in Internet tutto sia sotto controllo e che il proprio comportamento non metta realmente in pericolo né se stessi né gli altri. Niente di più falso: i ragazzi finiscono per sottovalutare i pericoli connessi al proprio agire e insieme allo scarso senso di responsabilità si valutano onnipotenti. La via d’uscita? Non passa solo attraverso l’attivazione dei cosiddetti filtri che impediscono al ragazzo di entrare in determinati siti. La soluzione passa dall’educare, dal rilanciare la famiglia come luogo d’amore. Ma cosa significa educare? «Vuol dire riscoprire il valore della relazione e ciò avviene attraverso il racconto, la biografia familiare. Narrare se stessi, la propria vita affettiva, la vita dei parenti e della società nella quale viviamo significa trasmettere valori e visioni della vita», spiega Tonino Cantelmi. Questo richiede agli adulti innanzitutto di stare con i figli, di essere “significativi” per loro. Educare vuol dire trasmettere qualcosa che ci è proprio, che è fatto nostro, fornire un sistema di valori e una visione di vita in cui la sessualità assume un significato equilibrato. Educare vuole anche dire favorire lo sviluppo di abilità sociali e autocontrollo indispensabili per respingere avance indesiderate, monitorare l’esposizione inappropriata a scene o stimoli sessuali, fare esperienza di cosa è la tenerezza.
SEXTING, CHE TRISTEZZA SCOPRIRE VIA SMS I MISTERI DEL CUORE
Sta spopolando in Usa, ma comincia ad avere molti seguaci anche in Italia: stiamo parlando del sexting che, come dice la parola composta da sex (sesso) e texting (spedire un testo), consiste nell’inviare e ricevere sms o mms contenenti materiale sessualmente esplicito. Più assidue in questa pratica sarebbero, secondo un’indagine della rivista Sexuality and Culture, le ragazze tra i 14 e i 16 anni che si dilettano a spedire dettagli dei loro corpi nudi fotografati con il cellulare a compagni e amici, i quali, in cambio inviano lo stesso regalino. Da un sondaggio Ipsos risulta che nella maggior parte dei casi, gli scambi “hot” si verificano tra giovani che si frequentano. Circa il 70% degli intervistati ha, infatti, confermato di aver inviato materiali a sfondo sessuale al proprio fidanzatino. Tuttavia, un terzo degli adolescenti ha dichiarato di aver spedito immagini e testi allusivi a persone conosciute da poco. Inoltre dalla statistica è emerso che un 15% si è messo a nudo per soggetti dalla sola identità virtuale. Location prediletta per lasciarsi andare a questa trasgressione sono i bagni delle scuole, la propria cameretta, ma anche la palestra o il centro sportivo, come rivelano i blog. Eppure, una volta che il protagonista delle foto o dei video Ii condivide con un amico, non sarà più in grado di gestirli o recuperarli. E ancora: I’adolescente può diventare ricattabile da parte di chi possiede le fotografie, non è consapevole di scambiare materiale pedopornografico, aumentando così il rischio di entrare in contatto con persone malintenzionate, può esporsi al pericolo di essere vittima di bullismo e violenza. II destinatario dell’immagine, potrebbe inoltrarla a sua volta ad amici o addirittura pubblicarla on-line, su Facebook o qualsiasi altro social network, facendola condividere da milioni di utenti. Infine, al di là del problema morale, il sexting può essere perseguito penalmente, come già successo. (M. A. M)