21/12/2015
In Italia avanza un nuovo laicismo, quello “della relazione”. Di T. Cantelmi
Fonte Agenzia Sir del 9 dicembre 2015 - Dopo quello "negativo" e quello "fobico", quello degli "indifferenti" e quello "positivo", ecco l'ultimo nato: il laicismo “della relazione”, che naviga tra i tormenti del fanatismo, del fondamentalismo, del laicismo “negativo” e ideologico e che mira, per usare le parole di Papa Francesco nella Evangelii Gaudium, alla capacità “di riconoscere i valori degli altri” e di far emergere le convinzioni comuni. Articolo di Tonino Cantelmi
A che punto sta il “laicismo” in Italia? Già, perché se Pannella, Bonino e Scalfari sono affascinati da Papa Francesco, dopo anni di battaglie “anticlericali”, se un prete cattolico rinuncia alla Messa di Natale in una scuola per non offendere i non cattolici, se un Vescovo reclama un sofisticato “passo indietro” sulle tradizioni natalizie, se un politico ”laico” annuncia che farà il Re Magio in un presepe vivente, insomma se le carte si mescolano come in un frullato, viene proprio da chiedersi chi sono i laici in Italia: il Vescovo del “passo indietro” o, a parte l’età, i novelli papa-boys alla Scalfari? L’unico laico comprensibile è quel dirigente scolastico che, atterrito dalla famosa (e per la verità bellissima) crocifissione dipinta dall’ebreo Chagall, vieta la mostra ai ragazzi della sua scuola. Ma sembrerebbe davvero un residuo di quel laicismo “negativo”, anti-cristiano e ideologico, che seppur presente in Italia, per la sua rudezza e per la sua palese quota di “aggressività” appare antico quanto i partiti politici, le ideologie e i sindacati. Insomma c’è, è sempre pronto a scattare come una molla, affonda le sue radici in una sorta di ideologia europea che ha trovato la massima espressione nella negazione dell’inserimento del riferimento alle “radici cristiane” nella Costituzione europea , ma nel complesso appare una risposta d’altri tempi. Questo laicismo “negativo” è una sorta di contrapposizione assoluta a ogni credo religioso, fin quasi a negare i diritti religiosi delle persone e a raggiungere vette di cinismo e di intolleranza. E poi i recenti e sanguinosi attentati, fatti proprio là dove il laicismo “negativo” ha trovato la sua massima espressione, hanno fatto vacillare le posizioni, spingendo la gente a rispolverare le tradizioni identitarie, per lo più religiose, e a rivedere l’inutile intransigenza di un laicismo ideologico. Se il laicismo “negativo” mantiene il suo zoccolo duro, ma vacilla, non possiamo non notare l’incremento del laicismo “fobico”, quello legato alla paura, alla vigliaccheria, al conformismo. Lo ha denunciato Crozza, quando in un esilarante monologo ha ammesso che mai e poi mai farà battute sull’Islam. Questo laicismo “fobico” è strabico: da un lato non vede (l’Islam) e tace, dall’altro vede (il cristianesimo) e sparla. Cosicché se Chagall è censurato per non offendere (l’Islam), nessuna paura nell’offendere i cristiani: sarà vero che qualcuno aveva proposto di esporre l’opera di Andres Serrano al Photolux Festival di Lucca? L’opera ritrae un crocifisso in un bicchiere di urina. Il laicismo “negativo” ed il laicismo “fobico” trovano un curioso punto di contatto nella mente di sofisticati intellettuali, di geniali attori, di rappers travolgenti e di comici sarcastici: una compagnia “intellettuale-artistica” molto ben rappresentata in Italia, ma decisamente elitaria e minoritaria. Esiste poi in Italia il laicismo degli “indifferenti”. Si tratta di un laicismo alla Google: se qualcuno volesse fare una ricerca e digitasse Dio sulla casella di Google, il famoso motore di ricerca si premurerebbe di suggerirgli il sito della famosa maison Dior come scelta principale. E’ il laicismo sostenuto dal narcisismo digitale dei social, dall’ambiguità delle proposte e dalla dimensione tecnoliquida della nostra società. Questo laicismo è ben più diffuso, è penetrante e soprattutto punta alla radice, alla soppressione cioè della domanda di senso e di significato dalla vita degli uomini e delle donne che abitano il mondo tecnoliquido. Tuttavia il fronte del laicismo in Italia è spaccato, grazie all’emergere di una nuova forma di laicismo, che, prendendo a prestito una intuizione di Papa Benedetto XVI, potremmo definire “positivo”, cioè aperto al dialogo religioso e al riconoscimento dei diritti religiosi. E questo è un laicismo che arruola una molteplicità crescente di persone, credenti e non credenti, che affronta la questione non in termini identitari, ma relazionali. Lo definirei il laicismo “della relazione”, che naviga tra i tormenti del fanatismo, del fondamentalismo, del laicismo “negativo” ed ideologico e che mira, per usare le parole di Papa Francesco nella Evangelii Gaudium, alla capacità di “di riconoscere i valori degli altri” e di far emergere le convinzioni comuni: benvenuti perciò nel laicismo ai tempi di Papa Francesco!