07/03/2019
Happy Camp cura della relazione
Fonte: RomaSette del 03/03/2019
Una ragazzina di 16 anni, Flaminia, ed un manipolo di suoi coetanei (Interact delRotary Club Roma Sud: 14–18 anni) insieme ad una giovane psicologa volontaria, Francesca Boldrini, con un altro manipolo di under trentenni (Rotaract del RC Roma Sud: 18–30 anni), guidati, in un solido patto intergenerazionale, da un gruppo di adulti del RC Roma Sud, con il coordinamento di Gianni Vivona, brillante avvocato di Diritto internazionale con vita a Bruxelles. Insomma, un gruppo di una decina di ragazzini, una trentina di giovani e una ventina e più di adulti sta vivendo da un anno un percorso di amicizia con altrettanti ragazzi portatori di disabilità di vario tipo dell’Opera don Guanella, della Comunità di Sant’Egidio, dell’Associazione Persone Down e dell’Istituto Vaccari. Questo percorso, che ha suscitato numerosi eventi, ha avuto una magica serata al Sistina per raccogliere fondi destinati all’HappyCamp, il campo dell’amicizia, dove tutti si mescoleranno non più per una pizza, una festa o un incontro ludico, ma giorno e notte. Nell’HappyCamp, che avrà luogo ad aprile nella splendida residenza estiva dell’Opera don Guanella, non ci saranno generosi volontari e bisognosi assistiti, ma amici alla pari, che condivideranno la quotidianità con allegria. È questo un tentativo di integrazione autentica, fondata sulla condivisione, dove non c’è chi aiuta e chi è aiutato (cosa ovviamente di per sé buona), ma c’è la voglia di condividere tempi, spazi e umanità, con lo scopo di promuovere conoscenza, relazioni e amicizia alla pari. Il progetto è stato condiviso con gli esperti e gli adulti delle associazioni coinvolte. Parlo con orgoglio in questa rubrica del progetto perché è innanzitutto un progetto intergenerazionale: i protagonisti sono giovani e giovanissimi, alcuni più o meno fortunati e altri con incolpevoli limiti, disponibili a superare stigma mentali e barriere relazionali, ma accanto ai giovani ci sono adulti, che hanno speso tempo ed energie per formarli alla reciproca accoglienza e alla piena solidarietà. HappyCamp accadrà dopo un lungo anno fatto di incontri, formazione, incoraggiamento e accompagnamento. E questi adulti non sono sparuti educatori, ma una piccola comunità educante, disposta a prendersi cura dei ragazzi e dei giovani loro affidati. Un altro motivo di soddisfazione è legato al fatto che non si tratta di un singolo episodio: l’HappyCamp durerà pochi giorni, ma è il frutto di un percorso condiviso che già ha prodotto amicizie, legami e iniziative che proseguiranno oltre. La chiave? La cura della relazione! Tutto questo avviene con uno straordinario coinvolgimento di ragazzini e giovani, a dimostrazione che dove ci sono adulti capaci di proporre e di proporsi, disponibili ed autentici, insomma dove c’è credibilità, lì c’è anche la disponibilità dei più giovani a lasciarsi coinvolgere.