22/06/2010
Dal noi della famiglia al noi del bene comune - AVVENIRE 21.05.2010
C’ è una bellezza che salverà il mondo. Quella della famiglia che non si stanca di credere al futuro. Che cade, ma vuole imparare a rialzarsi. Che sbaglia, ma fa tesoro dei propri errori... Cei: famiglia, fondamento per un vero bene comune. Anfossi: il matrimonio è «sacramento sociale» Lo psichiatra Tonino Cantelmi sui 3 fattori di crisi: il narcisismo come modello, il dominio delle emozioni, la perdita di identità personale.
DAL NOSTRO INVIATO A SENIGALLIA LUCIANO MOIA C’ è una bellezza che salverà il mondo. Quella della famiglia che non si stanca di credere al futuro. Che cade, ma vuole imparare a rialzarsi. Che sbaglia, ma fa tesoro dei propri errori. Che è disorientata, ma si sforza di tentare una sintesi tra i valori della tradizione e le opportunità del presente. Che è ferita, eppure riesce a piegarsi sulle tante fragilità che si intrecciano sul suo cammino e che essa stessa talvolta genera. Non è una famiglia ideale, né tanto meno irreale o utopica, quella di cui si parla in questi giorni alla ‘Settimana di formazione’ organizzata a Senigallia, nelle Marche, dagli Uffici nazionali Cei di pastorale familiare e del Lavoro. Ma è una famiglia del tutto normale, ordinaria talvolta contraddittoria. Eppure, nel bene e nel male, è proprio questa realtà, ha sottolineato il vescovo di Parma Enrico Solmi, neopresidente della commissione episcopale per la famiglia e la vita, a rappresentare un valore sociale insostituibile. Per segnare simbolicamente il passaggio dal ‘noi della famiglia al noi del bene comune’ che è poi il titolo dell’incontro – Solmi ha usato l’immagine della porta di casa. Tutto ciò che avviene all’interno delle pareti domestiche, dalle relazioni coniugali all’impegno educativo, è già risorsa fondamentale per la società. Ma quando si apre la porta, quel bene si espande, si moltiplica, diventa lievito per un pane comune, che rende a tutti la vita migliore. Le coppie cristiane dovrebbe disporre in abbondanza di quel pane perché, come ha fatto notare il vescovo di Aosta Giuseppe Anfossi, presidente uscente della stessa Commissione episcopale, il matrimonio è anche, e forse soprattutto, ’sacramento sociale’. Anfossi ha messo in luce come ogni dimensione del matrimonio vada ad innestarsi nella vita sociale e diventi fattore di civiltà. Occorre allora ripartire dalle radici per mettere in luce come il noi della famiglia non possa mai essere considerato un fatto irrilevante per la società. ‘Affrontare la questione sociale – ha ribadito don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio Cei per la famiglia – non vuol dire tentare un cambiamento delle strutture della società, ma piuttosto auspicare una profonda conversione del cuore dell’uomo che, umanizzando gli ambienti, trasformi la società’. Difficile, certo. Eppure, secondo il sociologo Sergio Belardinelli, qualche segnale di cambiamento si coglie. Si torna per esempio a parlare di tradizione senza suscitare le dure opposizione ideologiche del passato. Piccoli segnali che potrebbero però indicare un primo mutamento di tendenza. Anche se, sulla strada per accompagnare le famiglie ad assumere la consapevolezza di essere ricchezza sociale, rimangono ostacoli non irrilevanti. (foto: Tonino Cantelmi) Lo psichiatra Tonino Cantelmi ha puntato il dito contro tre fenomeni amplificati dalla società digitale che sono, a suo parere, alla base delle crisi interpersonali dei nostri giorni: il narcisismo sostenuto dalla civiltà dell’immagine, il dominio delle emozioni, la progressiva perdita dell’identità personale che rende difficile l’assunzione di responsabilità definitive. Eppure, anche per indicare ai ‘nativi digitali’ la riscoperta della relazione come valore e come risorsa sociale, esiste una sola strategia, quella dell’educazione. Un’urgenza che impone ai genitori uno sguardo più articolato rispetto al passato. L’educazione al lavoro, per esempio, non può prescindere dalla conciliazione con i tempi della famiglia, come spiegherà oggi l’economista Vera Zamagni. Mentre Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, metterà in collegamento la dimensione della socialità con i compiti dell’associazionismo. Impossibile poi escludere dal contesto educativo il grande tema ambientale, sottolineato ieri dal direttore dell’Ufficio Cei per il Lavoro, monsignor Angelo Casile. Oppure quello della giustizia globale, con particolare riferimento al tema dell’immigrazione, come farà domani la sociologa Laura Zanfrini Cinque grandi ambiti educativi (gli stessi del Convegno ecclesiale di Verona 2006) suddivisi in nove laboratori. Con questo criterio alla ‘Settimana Cei’ di Senigallia oltre 500 persone, in maggioranza coppie con figli, stanno traducendo le suggestioni degli esperti in percorsi concreti. ‘Ragionare in termini di famiglia – ha fatto notare don Stefano Salucci, direttore dell’Ufficio per la pastorale familiare della diocesi di Pescia, che con i coniugi Marina e Giuseppe Dardes, coordina i laboratori – non deve farci cadere nel familismo. Tuttavia è innegabile che ciascuno costruisce l’immagine del sé attraverso un vissuto che si sviluppa nella famiglia». Fonte: Avvenire: 21 giugno 2010