22/01/2018

Chattare è un po’ mentire? I micro-tradimenti

Fonte: Corriere della Sera del 20/01/2018

di Greta Sclaunich gretascl

Chattare tutto il giorno con qualcuno che non sia il partner. Fare like alle sue foto sui social, ma non a quelle recenti: alle vecchie, che si trovano solo sfogliando gli album personali. Pubblicare selfie sexy sul proprio profilo. Seguire il proprio ex sui social e magari commentare i contenuti che pubblica. Iscriversi su Tinder o su altri siti di dating. Benvenuti nel mondo dei «micro-tradimenti»: niente incontri reali, nessun contatto fisico. A volte l’amante non esiste nemmeno. Perché – come spiega The Guardian citando Martin Graff, docente di Psicologia all’Università del South Wales che ha coniato il termine – è un tipo di tradimento che concerne solo il mondo del flirt online. Come dire tutto e niente: se non si passa mai all’atto e la disponibilità resta virtuale (che si tratti di chat senza seguito o dell’iscrizione a un sito di dating) si può parlare comunque di tradimento? E se sì, è più o meno grave di quelli tradizionali, cioè consumati?

Per Margherita, 52 anni, è solo un gioco. Per un anno ha chattato con un 30enne, impegnato come lei, senza mai incontrarlo: «Volevo sentirmi libera. Ma ho capito che nei rapporti online si gioca al rialzo per vedere fin dove l’altro è disposto a spingersi: si arriva anche a raccontare come si vorrebbe fare l’amore. Per me è troppo: ho troncato molto prima di arrivare a questo punto». Filippo, 53 anni, ammette di aver scritto ad altre di nascosto dalla partner. Con una è scattato qualcosa: «La mia lei non appagava le mie esigenze ma se tornassi indietro non lo rifarei». Nathan, 57 anni, è dubbioso: «Mia moglie non sa che ho un profilo social: non so se sia tradimento ma di certo è uno spazio solo mio. Chatto con tante donne ma non voglio incontrarle: sono innamorato della mia compagna e finché resto nel virtuale non le faccio alcun torto».

La questione, però, non è così semplice. «Con la diffusione di Internet sono nate le relazioni completamente virtuali, intense quanto quelle reali. Con l’avvento dei social siamo andati oltre: non distinguiamo più tra reale e virtuale», argomenta Tonino Cantelmi, professore di Cyberpsicologia all’Università europea di Roma. Dodici anni fa (quindi prima dell’esplosione dei social) aveva scritto insieme a Valeria Carpino il saggio «Tradimento online» e sull’argomento ha le idee chiare: «Non conta se una relazione sia virtuale o reale, conta l’esperienza che faccio. Questa modifica ciò che penso di me e del mio partner, amplia il mio immaginario e rischia di mettermi in crisi. Quindi è tradimento». E riguarda tutti: «I «micro-fedifraghi» all’inizio erano soprattutto uomini, con i social la percentuale di donne è cresciuta. Hanno dai 35 ai 50 anni, ma ci sono anche giovanissimi».

Anche se per loro il galateo è un po’ diverso. Caterina, per esempio, ha 33 anni e non considera tradimento controllare di tanto in tanto il profilo dell’ex, «per curiosità». Quando però ha scoperto che il suo lui chattava con un’altra ci è rimasta male: «Si è giustificato dicendo che non faceva niente. Ho perso la fiducia: alla fine ci siamo lasciati».

L’avvocata divorzista Annamaria Bernardini de Pace non se ne stupisce: «Tutti i comportamenti che sottraggono uno dei due coniugi all’altro (e all’attenzione e alla cura reciproche) entrano nell’ambito della slealtà, che è tradimento. Ma chat e social sono la punta dell’iceberg: di solito c’è una disaffezione nella coppia che si esprime anche in altri modi». Per esempio nel tradimento vero e proprio. Come testimonia Ivan, 46 anni: «Sono iscritto a Tinder di nascosto. Sono in crisi con mia moglie, ma lo avrei fatto comunque: si vive una volta sola e ho tradito tutte le mie donne. Non mi pongo limiti: comincio con la chat e poi vedo che succede».