10/01/2008
Il presidente dell’Arcigay ascolti i miei pazienti
«Il presidente dell’Arcigay ascolti i miei pazienti» pubblicato su Avvenire del 10.01.2008, pag. 10
di Tonino Cantelmi* |
Cantelmi dopo l’attacco di «Liberazione»: mai parlato di terapia riparativa Ma la neutralità del terapeuta è utopia |
Difficile non condividere quanto recentemente affermato dal presidente nazionale dell’Ordine degli psicologi Giuseppe Luigi Palma, che invoca il rispetto per i codici valoriali dei pazienti che consultano uno psicoterapeuta e pone un altolà a discriminazioni di ogni genere. Difficile però leggere questo a senso unico e titolare, come fa Liberazione, «l’Ordine degli psicologi condanna Cantelmi» (e invece fa solo un comunicato che ribadisce alcuni principi a mio parere indiscutibili). Al di là dell’attacco strumentale e dal tono chiaramente intimidatorio, non avrei difficoltà neanche a sottoscrivere quello che afferma Mancuso, presidente dell’Arcigay, che in un altro precedente editoriale terminava anche con un passaggio omeletico in cui ricordava a me la misericordia di Dio. Il fatto: una presunta inchiesta di Liberazione riportava la vicenda di un giornalista che mi chiede, sotto mentite spoglie, aiuto e che poi strilla che quel medico cattolico e clericale lo voleva 'curare'. Inchiesta smentita nel dettaglio, grossolana, incompleta, strumentale. Da ciò nasce il caso, montato ad arte: esistono in Italia reti clandestine (davvero?) cattoliche di terapeuti che fanno terapie forzate ai gay. È inutile smentire ancora, si rischia di essere ripetitivi. Intanto riparte il tam tam mediatico con blog, siti, agenzie, ecc… Rinuncio a ristabilire la verità, ma raccolgo l’invito di Mancuso ad una discussione (pacata e serena mi auguro). E allora: quali sono i temi in gioco? Anche se ritengo che discussioni più tecniche vadano rimandate nelle sedi appropriate (quelle del dibattito scientifico), provo a semplificare, sperando che nessuno voglia strumentalizzare quello che dico. Foto: Tonino Cantelmi immagini Primo: nessuna terapia 'riparativa'. Da tempo sostengo che il termine 'riparativa' sia ideologico, come quello 'affermativa'. Esiste la terapia, secondo modelli convalidati scientificamente, ed esiste la domanda di psicoterapia. Esiste il lavoro di decodifica del terapeuta ed esiste il consenso del paziente. Si può discutere di questo? Secondo: nessuna diagnosi di omosessualità. Questo non vuol dire non prendere in esame quella che l’ICD-X (cioè il sistema di classificazione ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) chiama 'sessualità egodistonica' e la comprende nella categoria 'Psychological and behavioural disorders associated with sexual development and orientation'. Attenzione! L’ICD-X (il più ufficiale e recente sistema di classificazione) chiarisce che ciò vale per tutti: eterosessuali ed omosessuali e specifica che «l’orientamento sessuale da solo non riguarda questo disturbo». Sottoscrivo e credo che questo possa mettere a tacere ogni speculazione. Nessuna omofobia. Vogliamo mettere in discussione l’ICD-X? Si può fare, attiene alla ricerca scientifica, ma al momento questa è la posizione ufficiale dell’OMS. Terzo: rispetto dei codici valoriali del paziente. Ottimo, ma anche questo vale per tutti. Che debbo rispondere alla lettera di denuncia che proprio oggi mi giunge da un uomo della Basilicata che si dice 'violentato' perché il suo terapeuta lo pressa per la separazione coniugale che invece contrasta con i suoi valori più profondi? Ne vogliamo parlare? Davvero nessuno ha mai preso in esame le lamentele di pazienti che aderiscono con convinzione a movimenti ecclesiali e che sono profondamente turbati da terapeuti che non rispettano il loro codice valoriale? Quarto: la presunta neutralità del terapeuta. Innumerevoli studi metodologici ed epistemologici dimostrano che il terapeuta non è neutrale. Sostenerne la neutralità è semplicemente antiscientifico. E allora: non è forse più etico (ma direi semplicemente onesto) dichiarare le premesse antropologiche ed i presupposti epistemologici che sono dietro ogni modello terapeutico? Questo mi sembra un punto su cui debba essere promossa in Italia una ricerca autentica. E infine: è vero, ho invitato Mancuso a passare con me una settimana, nel mio studio, per verificare se sia stato giusto prestarsi ad una operazione mediatica di linciaggio così, a mio parere, ingiusta. Rinnovo l’invito e alzo il tiro: potrà accedere, con il permesso dei pazienti, all’agenda degli appuntamenti, allo scambio di mail, alle innumerevoli telefonate, agli sguardi ed alle sofferenze dei pazienti stessi, insomma a tutto il lavoro svolto. *Tonino Cantelmi, presidente Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici (AIPPC)