09/02/2009
intervista: D'Agostino e Cantelmi,
Tonino Cantelmi, esprime in un’intervista al Sir i suoi timori circa l’impatto psicologico del caso di Eluana Englaro
(AGI) - CdV, 9 feb. - Il “caso Englaro” nasconde “dal punto di vista culturale una forte pressione per banalizzare l’eutanasia e per legalizzarla”. Lo denuncia il prof. Francesco D’Agostino, presidente onorario del Comitato Nazionale di Bioetica, per il quale “molti di coloro che chiedono che vengano riconosciute le loro volonta’ di sospensione dell’alimentazione, lo fanno partendo da atteggiamenti propriamente ideologici e, in generale, nella piu’ totale mancanza di consapevolezza di quanto intricate, dolorose siano queste situazioni di fine vita, nessuna delle quali trova giovamento ad essere affrontata attraverso slogan”. Per il grande giurista cattolico, “la battaglia contro l’eutanasia e’ sicuramente patrimonio dell’insegnamento della Chiesa, ma e’ altrettanto - ricorda ai microfoni di Radio Vaticana - patrimonio dell’intera umanita’. Lo dimostra il fatto che, ordinariamente, tranne poche eccezioni, nessun Paese al mondo, cristiano, islamico, buddista, scintoista, comunista, laico, ha mai, fino ad oggi, formalmente riconosciuto l’eutanasia. Il no all’eutanasia - conclude - e’ un no che ha profonde motivazioni laiche, di carattere antropologico. A queste motivazioni si aggiungono, con tutto il loro peso, le motivazioni dottrinali e spirituali della Chiesa”. Sulla stessa posizione anche il prof. Tonino Cantelmi, presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici (Aippc), che esprime in un’intervista al Sir i suoi timori circa l’impatto psicologico del caso di Eluana Englaro sui piu’ giovani. “Nella logica secondo cui la vita deve essere sempre soltanto consumata - sottolinea Cantelmi - e’ chiaro che lo stato vegetativo, cosi’come la disabilita’ grave, appaiono ai giovani un non senso. I racconti di alcuni organi di stampa sulle condizioni attuali di Eluana, che ne demoliscono impietosamente l’immagine fisica diffusa dalle numerose foto precedenti all’incidente mostrate in questi mesi, contribuiscono a rafforzare nei ragazzi il senso di inutilita’ di questa vita banalizzandone il profondo significato e dignita’”. Grave inoltre per lo psichiatra l’enfasi data, “in base ad una logica distorta di falsa liberta’ e di falsa pieta’”, al “principio dell’autonomia di scelta della persona, esasperato in questo caso fino al punto di decidere se far vivere o meno Eluana, ma che i piu’ giovani possono avvertire piu’ in generale come ‘svuotamento’ del valore stesso della vita e facolta’ di autodeterminazione per se’, in una fase delicatissima, a volte a rischio, come e’ spesso l’adolescenza”. (AGI) Siz FONTE: http://www.disabili-oggi.it