21/12/2018

Cambiare visioni, parlare di felicità

Fonte: RomaSette del 12/12/2018 – Rubrica Pianeta giovani a cura di Tonino Cantelmi

Alessandra Smerilli e Sergio Massironi, commentando su Avvenire dell’11 dicembre il documento finale del Sinodo sui giovani, trovano dirompente e significativo il punto 69. Leggiamolo: «Papa Francesco invita i giovani a pensare la propria vita nell’orizzonte della missione: “Tante volte, nella vita, perdiamo tempo a domandarci: ‘Ma chi sono io?’. Tu puoi domandarti chi sei tu e fare tutta una vita cercando chi sei tu. Ma domandati: “Per chi sono io?”» (Discorso nella veglia di preghiera in preparazione alla Giornata Mondiale della gioventù, basilica di Santa Maria Maggiore, 8 aprile 2017).
Questa affermazione illumina in modo profondo le scelte di vita, perché sollecita ad assumerle nell’orizzonte liberante del dono di sé. È questa l’unica strada per giungere a una felicità autentica e duratura! Effettivamente «la missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice, o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo» (Evangelii gaudium, n. 273).
Il grido “per chi sono io” è davvero assordante, forte e non può essere rivolto solo ai giovani. E infatti Smerilli e Massironi lanciano la loro provocazione partendo dal punto 69 per concludere così: «Forse nella Chiesa di domani si parlerà meno di stati di vita e più di vocazioni radicali di sequela, se siamo disposti a lasciarci interpellare dai giovani», affermando così che «una Chiesa generativa, cioè madre, è cambiata dalle generazioni che fa crescere».
Come dire: davvero la Chiesa di oggi è in grado di superare la staticità attuale, di promuovere un nuovo dinamismo sulla spinta dei giovani, di non arroccarsi su se stessa, di modificarsi verso una autentica radicalità? Insomma è davvero in grado di intercettare le traiettorie reali della vita vera dei giovani e di creare le condizioni perché si realizzi quanto proclamato nel punto 69? Quando le parrocchie si occupano di pastorale giovanile e vocazionale, su cosa si impegnano, visto che esse toccano una percentuale irrisoria di giovani e del loro tempo? Insomma la scommessa è questa: siamo davvero in grado di lasciarci modificare dalle generazioni che facciamo crescere o resteremo ancorati alle statiche visioni in cui siamo largamente inviluppati? Riusciamo ad avere parole per le adolescenze inquiete, aggressive e apparentemente fallimentari e incomprensibili per adulti statici ed arroccati? Una osservazione finale: ancora una volta Papa Francesco lancia la sfida della felicità. Il punto centrale del n. 69 è proprio quello di recuperare la capacità di indicare itinerari di felicità. Non dobbiamo aver paura di parlare chiaro e di parlare di felicità.